Viaggio sopra l’oceano
Mi ricordo bene, la signora di New York. Ne ho già scritto, ma l’incredibile bellezza dell’universo va celebrata. Anche due volte. Lei era la stessa che ho incontrato a San Francisco. Mi ha ricordato quanto fosse vano perdere la bellezza della vita per questioni irrisorie come l’ego o l’orgoglio. Nel suo dirmi che andava bene così, che andavo bene così, mi ha ricordato ciò che conta. Quel “ciò che conta” che spesso perdo di vista.
Poi sono ripartita, direzione lande spagnole. Ho preso un aereo, al J.F. Kennedy. Obiettivo: attraversare l’oceano per volare da New York a València. Navigavo ancora nel mare di tristezza per l’abbandono del suolo americano. Un mare di incertezze, in aggiunta ai miei bagagli. Mi trovo spesso a dire “che ci potevo fare?”, ma poi mi ricordo che sono io il capitano della mia nave, quindi forse avrei dovuto sapere cosa farci.
Passo l’Atlantico, atterro nella capitale di Spagna. Non esco dall’aeroporto, e dopo 5 ore un piccolo aereo di servizio mi porta a València. Ho amato e odiato questa città, perché era bellissima e perfetta per viverci, ma non ero ancora pronta. Ho provato ad entrarci, a capirla, ma altri pensieri affollavano la mia mente. Ero alla fine di un lungo viaggio, e riuscivo a pensare solo al fatto che sarei tornata a casa da lì a poco.
Il passaggio
Ci ho provato, a viverla e a viverci. Ho cercato un lavoro, con il timore di non essere all’altezza perché non conoscevo bene la lingua. Certo, un po’ di spagnolo lo parlo, ma ammetto che non è nelle mie corde. Ho fatto una sola esperienza di lavoro, che mi è bastata per capire che dovevo definitivamente cambiare rotta. Non c’è stata altra possibile scelta se non quella di fermarmi e ripartire da zero, con un nuovo bagaglio culturale e una nuova professione davanti. La scrittura.
Sono tornata a casa, per ripartire da zero. Da New York a València, e da València a casa.
Ho lasciato indietro una città magnifica. Con quel verde parco serpentino che l’attraversa, il Jardì de Turia, dove si alternano pomeriggi sportivi e serate culturali. València, dove si respira benessere e rilassatezza, dove il clima è dolce e ti avvolge nel suo calore anche quando hai l’inverno dentro.
Cosa vedere a València
Plaza de Ayuntamiento è il punto centrale da cui si diramano vie colme di locali alla moda e ristorantini per turisti. Qui le domeniche si organizzano fiere. La fontana al centro, la Fuente Luminosa, è per me il ricordo di quella piazza.
La bellezza di València è racchiusa anche in tutti i bar, i locali e le piazzette nelle vie nascoste, dove passavo ogni tanto. Un locale interessante è il Mayan Coffees, vicino a Torres de Quart, dove ho bevuto il miglior caffè della città. Un piccolo localino ad angolo, che non attrae particolarmente dall’esterno, ma che sicuramente merita una visita. Usano i chicchi di caffè dell’America centrale e ne fanno una bevanda incredible, l’aroma di caffè tra i migliori della mia vita.
Le vicine Torres de Quart, torri in stile gotico del XV secolo, creano un contorno in stile medievale che ricorda l’antica città e le sue mura.
Come non citare, poi, la piazzetta a cui si accede da Carrer de Llanterna, arrivando da Plaza de Ayuntamiento. È talmente piccola da non avere un nome, è più un allargamento delle Calles laterali, ma ha un suo incredibile fascino: nascosta, tre panchine sotto gli alberi, un ristorante italiano con posti all’aperto, e un parco giochi per bambini. Mi piacciono le cose semplici, e questo luogo mi è sempre piaciuto, mi dava distensione mentale.
València è così, da scoprire. Bisogna girarla a piedi o in bicicletta, e innamorarsi dei suoi vicoli nascosti e delle bellezze architettoniche: il Mercat Central, la Plaza de Toros, il Jardì de Turia e tutto il centro storico lasciano senza fiato. La gioia di camminare e vedersi intorno bellezza, cultura, calore, rilassatezza e serenità: questa è València. Qui tutto è possibile: trovare lavoro, nuove amicizie e un clima ideale.
La cura
E se ti senti giù di morale, c’è una soluzione: il mare, che per me è LA soluzione. Sedersi sugli scogli e ascoltare il vento, guardare i bambini giocare nell’acqua, lasciarsi coccolare dai raggi del sole: la cura. Il mio posto preferito era Playa de las Arenas, vicino al porto, ad appena 30 minuti dal centro. “Non c’è nulla di cui preoccuparsi” sembrava dire il mare. “La vita è molto più grande delle preoccupazioni che ci accolliamo ogni giorno. È molto più grande delle tue paure, sei un granello di sabbia nel meccanismo universale, non preoccuparti di essere perfetta” echeggiavano le onde.
Arrivederci, València.



