Viaggio (mistico) nel deserto della California

Comincia così il nostro viaggio nel deserto della California: una macchina presa a noleggio e la paura che potesse non reggere le temperature di agosto. O le strade a dune, la sabbia e le salite. Spoiler: ce l’abbiamo fatta.

Giorno 1. Da Salton Sea al confine messicano

Tornati da Las Vegas (qui), siamo partiti con la nostra bianca Nissan Versa verso le zone di Salton Sea, nel deserto della Contea di San Bernardino. Il viaggio di per sè è stato emozionante, guidare sulle strade larghe della California era il sogno di una vita, e finalmente si è avverato. Non riesco a descrivere la sensazione provata, provate solo ad immaginare di essere cresciuti con il fascino dell’America come raccontata dalla Beat Generation, o in film come Easy Rider, o in tantissime canzoni, e di ritrovarvici poi dentro. Ecco.

SALTON CITY. Città deserta, non solo geograficamente. Localizzata lungo la costa del Salton Sea, è composta da pochissime abitazioni sparse a distanza tra loro. Alcune sono case vere e proprie, ma per la maggior parte si tratta di van o camper, ognuno con la propria piazzola. Non riuscivo a capire se fosse una città abbandonata o il risultato di un progetto fallito. Così mi sono informata.

In realtà, Salton City è un po’ entrambe le cose. Progettata negli anni ’60, doveva essere una città-resort, lungo la spiaggia del Salton Sea, e avrebbe dovuto attirare residenti e turisti. L’affare non funzionò per diversi motivi. Innanzitutto era molto isolata e non vi erano abbastanza posizioni lavorative per attirare residenti. Ci fu poi negli anni ’80 un innalzamento delle acque del lago, che costrinse molte persone ad abbandonare le abitazioni. Infine, un problema che caratterizza anche ora il Salton Sea è l’elevata salinità e il sospetto inquinamento delle acque: i pesci continuavano a morire e l’odore era insopportabile. Così ora sono rimasti poco più di 3.000 abitanti, e nessuna attrazione turistica, se non l’aspetto da ghost town (per gli amanti del genere).

CALEXICO. Passati al volo solo per vedere il muro di confine col Messico, incredibile struttura che copre ogni singolo metro. Altissimo e col filo spinato. Border patrol (pattuglie di confine) ogni km. 

muro di confine USA-MESSICO
Confine Calexico (USA) – Mexicali (MEX). 2021

Giorno 2. Da Slab City a Palm Springs

Obiettivo della giornata: riuscire a vedere tutto quello che ci interessava e risalire fino a Palm Springs per passare la notte. Sembrava un’impresa impossibile, ma come sempre, ce l’abbiamo fatta. Non senza fatica.

SALVATION MOUNTAIN. Assolutamente da non perdere, quest’opera di Leonard Knight ha dell’incredibile. Si tratta di una montagna artificiale fatta di materiali di scarto (pneumatici, pezzi di macchine, mattoni) dipinti con tantissima vernice di tutti i colori. La scritta che appare subito all’occhio, è God Is Love – Jesus I’m a sinner please come upon my body and into my heart. È considerata una destinazione di culto religioso, ma molti la raggiungono anche solo per godere di questa pazzesca creazione artistica. Siamo riusciti a parlare con l’attuale custode, che vive in un van di fianco alla montagna: lui non crede in Dio, ma nell’amore universale. Per questo da 5 anni ogni giorno lavora per sistemare l’opera, che inevitabilmente viene rovinata da agenti atmosferici o dal passaggio di turisti.

SLAB CITY. Attaccata a Salvation Mountain si trova questa “città” auto proclamata, composta da outsider, persone che hanno deciso di restare fuori dalla società e dai suoi schemi. Vivono tutti in camper, roulotte o autobus abbandonati. Ci sono un bar, un ostello, un negozio di biciclette e un museo all’aperto, fatto anche questo con materiali di scarto, pezzi di macchine rotte, bambole distrutte, copertoni. Un posto incredibile.

BOMBAY BEACH. Cittadina molto simile a Salton City, anche questa è stata abbandonata per le condizioni delle acque. Qui abbiamo trovato un rapper che girava un video musicale, con tutta la “troupe”. Il tutto sotto ad un caldo atroce, almeno 45° con un sole accecante.

PALM SPRINGS. Con successo, ci siamo arrivati. Motel con piscina d’obbligo (in California perfino il motel più fatiscente ha la piscina), e nessuno avrebbe potuto toglierci un bel bagnetto, palme sopra la testa. Città molto carina e piena di case enormi e bellissime, con le montagne a far da sfondo. Una cartolina.

Giorno 3. Joshua Tree e il vecchio Far West

Dovevamo spostarci verso il deserto del Mojave, per vedere quella zona così misteriosa e intrigante. Uno degli aspetti che ho preferito di questa parte del viaggio è stato il motel in cui abbiamo alloggiato, un classico in stile americano, in mezzo al deserto, con le montagne a far da sfondo. E la piscina, naturalmente.

PIONEERTOWN. Cittadina nata come set cinematografico per i film western, è uno spettacolo per gli amanti del cinema Far West. È composta di una strada sola, con a lato riproduzioni di abitazioni, negozi, una banca e perfino l’ufficio dello sceriffo…esattamente come quelle del vecchio West. Molte però sono di dimensioni ridotte rispetto alle normali misure, e non riuscivo a spiegarmelo. Poi una sera una persona del luogo mi spiegò: per risparmiare sulla produzione dei film, le abitazioni venivano costruite più piccole del normale. Durante le riprese, lungo queste piccole costruzioni venivano messi dei bambini, vestiti da adulti. La telecamera e gli attori principali stavano in mezzo alla strada, così attraverso un meccanismo di prospettiva, le abitazioni ai lati apparivano di dimensioni normali, e i bambini, adulti. Incredibile!

JOSHUA TREE. Si tratta di una comunità della contea di San Bernardino, che conta poco più di 7.000 abitanti. Spettacolare il Joshua Tree National Park, un’area che si estende dalla Yucca Valley a Hayfield Spring per circa 100 km. L’accesso costa 30 USD a veicolo. È una zona suggestiva, piena di formazioni rocciose magmatiche e di Joshua trees, tipici alberi che crescono nel deserto del Mojave. Il Joshua Tree deriva il suo nome dal profeta della Bibbia: glielo diederogli avventurieri del 1800, ispirati dalla particolare forma dei rami, che ricordava loro la posizione del profeta che rivolge preghiere al cielo. È oggi considerato un vortice di energia spirituale.

Giorno 5. Musei a cielo aperto e birrerie nel deserto

NOAH PURIFY MUSEUM. Poco distante da Joshua Tree si trova questo spettacolare museo all’aperto in mezzo al deserto. Tutte le opere, concepite con materiali di scarto, sono creazioni dell’artista Noah Purifoy, che ci lavorò dal 1989 al 2004. Qualcosa di mistico appartiene a questo luogo: arte immersa nel puro silenzio del deserto.

opera d'arte al Noah Purifoy Museum
Noah Purifoy Museum. Joshua Tree, 2021

LANDERS. Landers è una piccola comunità vicino a Joshua Tree, e in realtà ci siamo andati col solo scopo di passare la serata in un locale che, dalle immagini della mappa, sembrava molto interessante. Infatti un posto magnifico ci aspettava, il Landers’ Brew: completamente immerso nel deserto, è un pub di quelli scuri con luci al neon, un tavolo da biliardo, il calcetto e il palco per la musica live. Un bancone lungo, mille tipi di buonissima birra e un barista amichevole che ti racconta le storie del posto. È frequentato prevalentemente da bizzarri individui che si sono trasferiti a vivere nel deserto. Uno di quei posti da cui non volevo più allontanarmi. Qui abbiamo conosciuto Chris, che voleva accompagnarci a vedere the Giant Rock, il che ci porta direttamente al giorno successivo.

interni della birreria Landers' Brew
Landers’ Brew. Landers, 2021

Giorno 5. La grande roccia

THE GIANT ROCK. Si tratta di una roccia gigante posata nel mezzo del deserto del Mojave, spezzata da un lato in maniera anomala. Chris, la nostra barbuta guida, ci ha spiegato che si tratta di una meta per ragazzi da tutto il mondo che si riuniscono per farci delle feste, e che qualcosa di misterioso le aleggia intorno. Si narra che un tedesco si nascondesse nei suoi anfratti durante la seconda guerra mondiale, e da lì trasmettesse importanti informazioni via radio. La presunta pericolosità di quest’uomo per gli Stati Uniti avrebbe spinto le forze armate americane a farlo uscire da lì con la forza, facendo esplodere la roccia. Il che quindi spiegherebbe la frattura, ma si tratta solo di una leggenda. Altri credono che sia opera degli alieni. Nessuno sa quale sia la verità, ed è il bello di questo luogo.

the giant rock
The Giant Rock. Deserto del Mojave, 2021

Il deserto della California colpisce dritto al cuore, è uno di quei posti che rimangono dentro. Avrei voluto restare lì per sempre, ma una nuova avventura ci aspettava: la città della Beat Generation. Ma questa è tutta un’altra storia.

aurora
aurora

Ciao, sono Aurora - blogger, copywriter e minimalista creativa.
Nella vita scrivo, viaggio, imparo, sbaglio e pongo rimedio agli sbagli.
Amante degli anni '80, della musica new wave e del buon vino.

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